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Ju-Jitsu
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Competizioni

Regolamento della 4e Coppa del Mondo WBI


Préambolo


Il problema di realizzare competizioni che riproducano da vicino il combattimento « totale » « di sopravvivenza » senza che attentino gravemente all’incolumità fisica dei competitori, somiglia un po’ alla quadratura del cerchio, a causa delle contraddizioni intrinseche, apparentemente insormontabili, che comporta.

Coloro che hanno tentato di risolverlo hanno seguito diverse vie.

La prima è stata di organizzare competizioni in cui « tutti i colpi sono permessi » su qualsiasi parte del corpo, senza limitazione di violenza. Questi tentativi si sono conclusi con incidenti gravi. Si è dovuto quindi smettere o scendere nella clandestinità.

Una seconda via è stata di organizzare competizioni in cui si affermava che tutto vi era permesso (salvo strapparsi gli occhi…) ma che in realtà si svolgevano con regole nascoste al pubblico, in cui la violenza dei colpi sui punti vitali doveva essere limitata, benché simulata (Ultimate figthing, Vale tudo, JuJitsu brasiliano, etc).

L’esistenza di regole nascoste è resa evidente dal fatto, ad esempio, che non si sono mai visti, in questi combattimenti “totali”, shuto alla nuca o alla gola, o calci o ginocchiate ai genitali, e che non vi si sono avuti quasi mai incidenti gravi. Si tratta dunque di combattimenti falsamente totali.

Se davvero tutto vi fosse permesso, si sarebbe ricaduto nel caso precedente, con gli incidenti che comporta

Una terza via è di organizzare competizioni con regolamenti manifesti, comportanti molti divieti, per discipline - per esempio il Ju-Jitsu – caratterizzate invece dal fatto che tutto vi è permesso.

Ne sono risultate competizioni in cui le discipline indicate erano del tutto deformate, fino alla caricatura.

E’ la via seguita, per esempio, da certe federazioni di Judo che si presentano anche, con qualche ottimismo, come federazioni di Ju-Jitsu (ad esempio la francese FFJDA) quando hanno organizzato una competizione etichettata « Campionato del mondo diJu-Jitsu (combattimenti) », che fra l’altro i Giapponesi si sono rifiutati di avallare (non c’era alcun Giapponese fra i concorrenti né fra gli arbitri, le autorità, gli osservatori né, apparentemente, fra gli spettatori…).

C’è anche una quarta via, elaborata dal maestro Stefano Surace, il più alto in grado ufficiale di Ju-Jitsu nel mondo. Essa punta a valutare il più fedelmente possibile il livello di efficacia dei riflessi dei competitori in caso di situazioni « reali », « di affrontamento totale », « di sopravvivenza ». Cioè di fronte a un avversario, anche molto più pesante e più forte fisicamente, che non ponga limiti ai propri attacchi.

In questa via si seguono alcuni precisi criteri, gli stessi seguiti quotidianamente per i combattimenti di allenamento nei Dojo di questo grande maestro, e cioè :

1) Nessun riflesso, tecnica o postura di protezione o di attacco che sia efficace in situazioini reali devono essere ostacolati, impediti o falsati dal regolamento o dall’arbitraggio ; a condizione che siano espressi senza attentare gravemente all’incolumità fisica dell’ avversario.

Ciò in linea con lo spirito Budo secondo cui, anche in situazioni reali, si deve mirare a neutralizzare l’avversario senza ferirlo gravemente, salvo in casi estremi ; e in linea con le leggi in vigore circa le situazioni reali, che sanzionano le lesioni salvo nei casi di legittima difesa, spesso difficili da provare. 2) Valutare e ricompensare la capacità dei competitori :

Si tratta appunto dei criteri adottati per la Coppa del Mondo WBI di Ju-Jitsu nel seguente regolamento che ha fatto le sue prove, col successo che si sa, nelle tre precedenti edizioni della Coppa.


Testo del regolamento



 1 - Généralità..

Il principio è di creare delle condizioni di combattimento che permettano di valutare l’efficacia dei competitori in condizioni che siono assai vicine a situazioni di affrontamento reale, e dunque la loro capacità :

- a proteggere i propri punti sensibili e vitali di fronte ad un avversario che non ponga limiti ai propri attacchi.

- ad opporsi ad un avversario del genere su suolo normale (dunque senza tatami) con tecniche di neutralizzazione (leve, strangolamenti, proiezioni, immobilizzazioni) e di azione sui punti sensibili che non attentino gravemente all’integrità fisica dell’avversario.

Ciò in linea con lo spirito Budo secondo cui, anche in situazioni reali, si deve mirare a neutralizzare l’avversario senza ferirlo gravemente, salvo in casi estremi ; e in linea con le leggi in vigore circa le situazioni reali, che sanzionano le lesioni salvo nei casi di legittima difesa, spesso difficili da provare.

 2 - Area di competizione.

Le competizioni si svolgono su un suolo duro regolare o parquet, senza tatami, all’interno di un quadrato di 10 x 10 metri.

 3 - Tenuta dei competitori.

Tutti i competitori sono in tenuta del tipo Judo o simili, bianca o in colore, i cui pantaloni devono coprire le caviglie.

Possono essere a piedi nudi o con calzature leggere (per esempio del tipo Kung Fu o Tae Qwon Do).

All’inizio della competizione, la tenuta dev’essere in uno stato corretto d’igiene e di solidità.

 4 - Classificazione dei competitori.

I competitori si affrontano secondo il sistema delle eliminatorie.

 5 - Durata delle competizioni.

Il combattimento dura 8 minuti. In caso di parità è accordato un prolungamento, in cui il primo dei due competitori che marca un punto è dichiarato vincente.

 6 - Categorie di peso.

Les competizioni sono effettuate senza categorie di peso, in linea col criterio fondamentale del Ju-Jitsu, mirante a permettere di difendersi contro avversari anche più pesanti e più forti fisicamente

 7 - Coaches.

I coaches sono autorizzati, in ragione di un solo per club. Saranno in tenuta corretta, in civile o in tuta sportiva. Debbono tenersi nel posto ad essi riservato.

Il loro comportamento deve restare corretto e non incitante alla violenza. Gli organizzatori si riservano il diritto di escludere un coach il cui abbigliamento o comportamento siano giudicati contrari all’etica della competizione.

 8 - Protezioni anatomiche.

Protezione obbligatoria, la conchiglia. Facoltativi : proteggi-denti, ginocchiere, cavigliere, bendaggi ai polsi.

 9 - Techniche autorizzate e vietate.

a) Sono autorizzate tutte le tecniche di neutralizzazione (leve, strangolamenti, proiezioni, immobilizzazioni) e di azione sui punti sensibili, a condizione che non attentino gravemente all’integrità fisica dell’avversario.

b) In particolare non debbono eseguirsi a fondo gli atemi su nuca, colonna vertebrale, reni, genitali. E’ sufficiente eseguire tre volte, in rapida successione, il gesto di shuto o di nukité su uno di questi punti, senza toccarlo e toccandolo leggermente, oppure una sola volta il gesto di calcio toccando senza violenza grave.

c) Per i punti sensibili del viso (occhi, gola, naso, tempie, denti, carotide, base del naso, mento, ecc.) è sufficiente placcare anche solo un istante nettamente la propria mano aperta sul viso dell’avversario.

Lo scopo di questo gesto è semplicemente di segnalare che l’avversario non ha saputo proteggere uno dei suoi punti vitali, il che comporterà un punto per l’esecutore.

d) In nessun caso si deve colpire il viso con un pugno, un nukité o simili, trattansi di colpi molto difficili da controllare da parte dell’esecutore. I gesti di atemi o di placcaggio della mano sul viso descriti nei precedenti punti b e c sono largamente sufficienti a segnalare che un punto vitale o sensibile è stato raggiunto.

e) Per le altre parti del corpo, comprese le articolazioni, i colpi e le leve possono essere portati con rudezza, ma sempre in modo da non ferire gravemente l’avversario.

f) L’arbitro può sospendere il combattimento se deborda dallo spirito Budo – in particolare se stima che le tecniche sono portate in modo troppo pericoloso – e penalizzare l’esecutore attribuendo un punto all’avversario.

 10 - Conteggio dei punti.

a) Quando un competitore tocca un punto sensibile o vitale dell’avversario con una mano aperta, o con piedi, ginocchi, gomiti nelle condizioni più sopra accennate (punti 8b e 8c) gli è attribuito un punto.

In tal caso l’arbitro normalmente sospende l’azione battendo le mani e accompagnando con un ordine verbale (stop o matté) attribuisce il punto all’esecutore e lo segnala alla giuria, che prende nota.

b) Tuttavia se il tocco non rappresenta la conclusione dell’azione ma è eseguito nel quadro di una tecnica di neutralizzazione (leva, proiezione, immobilizzazione, strangolamento) l’arbitro attribuisce un punto all’esecutore ma non sospende ancora l’azione.

Se la tecnica è conclusa efficacemente, obbligando l’avversario a cedere, l’arbitro attribuisce un secondo punto.

Il competitore che cede deve segnalarlo battendo tre volte il palmo di una mano sul suolo o sul proprio corpo o su quello dell’avversario, oppure profferendo la parola « stop ». Tuttavia l’altro competitore sospenderà l’azione solo quando l’arbitro ne darà l’ordine.

c) Se l’arbitro stima che una leva o uno strangolamento è effettuato efficacemente, anche se il competirore che la subisce tenta di resistere stoicamente, con rischio di lesioni gravi, può interrompere l’azione e attribuire il punto all’esecutore anche se l’altro non dà il segnale d’abbandono.

d) Se uno dei competitori proietta al suolo l’avversario, l’arbitro gli attribuisce un punto ma non sospende l’azione.

e) Quando il combattimento si svolge al suolo, l’arbitro interrompe l’azione unicamente :

- se uno dei combattenti cede, in tal caso un punto è attribuito all’altro ;

- se uno dei combattenti ha raggiunto un punto vitale dell’avversario, nelle condizioni più sopra esposte (punti 8b e 8c) guadagnando un punto.

- se i due competitori si trovano in posizione di neutralizzazione reciproca stabile, senza che nessuno dei due riesce a prevalere o a liberarsi.

 11 - Pénalità

Un competitore è penalizzato con l’attribuzione di un punto al suo avversario se esegue una tecnica in modo pericoloso, trattandosi di un comportamento contrario all’etica Budo.

Un competitore che ferisce intenzionalmente l’avversario o gli produce una incapacità qualsiasi è squalificato.

Se un competitore subisce un colpo violento, che diminuisca momentaneamente le proprie capacità di combattimento, l’arbitro attende che si sia rimesso. Se stima involontario il colpo si limita ad infliggere un avvertimento all’autore del colpo, altrimenti decide la sua squalificazione.

 12 - Arbitraggio

Le competizioni sono dirette da un arbitro centrale, situato nell’area di combattimento. Egli ne ordina l’inizio, le interruzioni previste dal regolamento, attribuisce i punti e annuncia il vincitore. E’ assistito da :

- quattro giudici d’angolo posti ai quattro angoli dell’area di combattimento, che hanno funzione consultiva, l’arbitro potendo loro richiedere delucidazioni su certe fasi del combattimento, prima di attribuire dei punti.

- una giuria incaricata di segnalare l’inizio di ogni combattimento, e la fine allorché gli 8 minuti regolamentari sono trascorsi, prendere nota dei punti mano a mano che l’arbitro li attribuisce, effettuarne la somma e comunicare il vincitore all’arbitro centrale che l’annuncerà pubblicamente.

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